La guerra che non si può vincere – David Grossman

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E’ una serie di articoli che l’autore David Grossman scrisse nel periodo 1993- 2002 occupandosi di un problema infinitamente eterno e cioè il futuro di due popoli che vivono sulla stessa terra della Palestina. Dal 1948 in avanti un susseguirsi di eventi tragici hanno portato il popolo israeliano e il popolo palestinese a non trovare nessunissimo accordo di pace per cercare di convivere insieme.

Grossman non fa sconti a nessuno, da la colpa sia ai rappresentanti politici dei palestinesi sia al governo israeliano, anzi cerca di scuotere di più la coscienza dei governanti israeliani avendo una forza militare economica tecnologica imponente rispetto alla pochezza dei palestinesi.

C’è una condanna assoluta per la violenza da parte palestinese e da parte israeliana, c’è la comprensione vissuta in prima persona del cittadino israeliano che ha paura e si sente minacciato dai continui atti di terrorismo che gli estremisti palestinesi compiono ogni giorno, c’è dall’altra parte la sensibilità dello scrittore, ma non da tutti i cittadini israeliani di capire come i palestinesi possano vivere la disperazione e l’umiliazione che proviene da una politica israeliana dura ed autoritaria soprattutto nei territori occupati, c’è una forte critica fatta a tutti gli interpreti politici coinvolti in questo continuo ammazzarsi per non cogliere come soluzione non certo la violenza ma un tentativo nel tempo di costruzione di un dialogo tra i due popoli, di creare un interesse che possa giovare alla convivenza sullo stesso territorio, di insistere sul percorso lungo, tortuoso della pace che viene sempre meno ad ogni azione contraria alla pace stessa.

In questo discorso di difficile intesa tra i due popoli si riflette anche sul rapporto tra ebrei e tedeschi, un rapporto anch’esso difficile non certo risolto, non c’è stata una riconciliazione, sicuramanete non c’è più ostilità, forse ancora troppo presto, la strada da percorrere è ancora lunga ma non è più impossibile, e questo fa da lontano riflesso anche sull’odierno rapporto tra palestinesi ed israeliani. O comunque ho intravisto o percepito una speranza di Grossman in un dialogo in una pace che sembra mai arrivare.

“Verrebbe quasi da pensare che in questa regione così tormentata solo il linguaggio della violenza può conseguire dei risultati sul piano politico, ma anche questa è un’illusione da cui ci saremmo dovuti risvegliare molto tempo fa: la violenza giustifica solo altra violenza e fa precipitare in una disperazione sempre più cupa chi cerca la pace.”

” Arriverà il momento- e mi auguro che non sia necessario versare altro sangue- in cui i due antagonisti si renderanno conto che non solo Gerusalmme è sacra: lo è anche la vita dei suoi abitanti.”

“..Anche arrestando tutti i mandanti e gli esecutori, anche sequestrando il grande arsenale oggi in mano ai palestinesi, non riuscirà a estirpare dai loro cuori ciò che li spinge a compiere gli attentati: la disperazione, l’umiliazione, l’odio per Israele.”

” La “sparizione dell’altro” non risolverà il problema. facilita solo la “disumanizzazione” del nemico, giustificando una lotta ancora più cruenta contro l’Altro.”

 

 

 

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