
Il secondo di fila che leggo e non si sbaglia mai, stavolta però Nicolò Govoni ha scritto un vero e proprio romanzo, una storia ispirata, comunque sia, alla realtà attuale su gestione di persone in fuga, e alla sua esperienza vissuta da essere umano in prima linea, e ne viene fuori una speranza viva e solida per cambiare un mondo che per il momento non è al passo con le esigenze di tutti gli esseri umani…
Mettiamo che ci sia una crisi civile politica sociale economica, proprio a casa nostra, dove vuoi o non vuoi devi scappare, fuggire letteralmente dal tuo abitato di sempre, e in questo viaggio disperato trovi due persone che ti sono vicine, anche non volendo, in questo inferno e vai in un posto che detta da tutti è il posto della salvezza, è un’isola della speranza, gestita da una piattaforma digitale, chiamata fortuna che apparentemente ti rida quello che ti hanno appena tolto, ma al momento che entri dentro ti accorgi dal primo istante che non solo quello che ti han tolto lo riavrai mai più ma è pericolosamente minacciata la tua dignità di essere umano…
Ci sono tre personaggi, entrambi protagonisti di questa storia, una nonna che sembra pensare solo a salvare la proprio pelle, un ragazzino Hans con un passato dolorosissimo e una ragazza juju che crescerà in questo viaggio di inferno dove arriverà a credere in sè stessa in una situazione di disperazione quasi irreversibile..
Come dice l’autore stesso, in questo romanzo c’è tutto il suo vissuto di volontario e non solo, c’è la volontà di comunicare la voglia e la possibilità di cambiare, c’è la consapevolezza di quanto sia tutto difficile, di quanti problemi ostacolano progetti di solidarietà dalla corruzione alla mafia, ma si respira l’assoluta certezza di dare umanità a chi, per colpe altrui, non ce l’ha…