Il cacciatore di aquiloni – Khaled Hosseini

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Questi libri che parlano di storie in luoghi così lontani, così diversi dalla cultura europea sono sempre pieni di emozioni, di crudeltà, di vita negata, ci indignano, ci fanno riflettere, ci fanno capire, insomma ci danno un’idea anche se parziale di mondi che noi non sappiamo neanche l’esistenza, di Kabul conoscevamo solo perché poi gli americani l’hanno bombardata per cacciare i talebani, ma la stessa Kabul ha un grandissimo fascino purtroppo attraversata da un ventennio di guerre di uomini guidati forse da un fanatismo religioso politico che accieca la mente umana.

I protagonisti vivono nell’ Afghanistan, a Kabul, intorno a Kabul, e quando è inverno c’è questo bellissimo torneo di aquiloni in cui c’è una grande partecipazione e vince l’aquilone che rimane l’unico a volare in cielo e mentre quelli caduti a terra sono trofei da raccogliere il più velocemente possibile!

E’ una storia di un’amicizia, di una lealtà, di un amore, ma anche di un tradimento che peserà sul protagonista Amir il quale avrà sulla coscienza di non aver aiutato il suo più caro amico Hassan assalito e violentato in un vicolo della città, addirittura dopo questo increscioso episodio lo stesso Amir allontana Hassan, lo abbandona per cercare di non pensare a quello che è successo. Andrà via in america con il padre, mentre in Afghanistan prima i russi e poi i talebani sconvolgono il futuro di quesa terra sempre più martoriata. Ma il passato torna sempre e Amir dovrà farne i conti, ritornando nel suo paese natale affrontando le proprie paure di sempre, la propria coscienza scoprendo verità inimmaginabili tenute nascoste dai suoi più cari.

Un libro che ti fa incazzare, che ti coinvolge che lo leggi fino alla fine per sapere il destino di questi bambini che diventano nel corso del libro uomini, padri, testimoni di nefandezze fatte da uomini.

“Ma non è vero, come dicono molti, che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente.”

“..meglio essere feriti dalla verità che consolati da una menzogna.”

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